Avere torto o ragione: una logica da superare!
La soluzione ai problemi giuridici non passa solo attraverso la logica del torto e della ragione. Anzi, avere ragione non basta!
La realtà per come la viviamo e la realtà processuale non sono sempre la stessa cosa: per questo è importante rivolgersi a un professionista specializzato (nel nostro caso, un avvocato matrimonialista), che si ponga nell’ottica di cercare la migliore soluzione possibile ad ogni caso concreto, piuttosto che in quella di alimentare per forza lo scontro nell’aula di un Tribunale. Per svolgere al meglio il proprio lavoro, però, anche l’avvocato deve trovarsi davanti un “buon cliente”. Se entrambi i fronti collaborano, senza intralciarsi a vicenda, si ottengono risultati più soddisfacenti sia per il professionista che per il cliente, si risparmiano tempo, soldi ed energia.
L’avvocato di diritto di famiglia che vorrei…
- Sa trasmettermi fiducia: ci si rivolge ad un avvocato quando si ha un problema da affrontare. Un avvocato matrimonialista si occupa di controversie legate alla famiglia e quindi vissute dalle parti con forte ansia e stress. Per questo l’avvocato deve saper trasmettere fiducia al cliente, che deve potersi affidare in tutto e per tutto al professionista scelto.
- Sa ascoltarmi con pazienza: l’avvocato deve sapere ascoltare il proprio cliente e dedicare alla pratica il giusto tempo.
- Sa pormi le domande giuste: l’avvocato, una volta ascoltata la storia del cliente, deve inquadrare la vicenda dal punto di vista giuridico, ponendo le giuste domande.
- E’ competente e ha esperienza nelle materie trattate: il cliente che si rivolge ad un avvocato specializzato si sente maggiormente tutelato, perché sa che i problemi familiari sono il pane quotidiano dell’avvocato che ha scelto.
- E’ cortese con me e con tutti coloro che a vario titolo seguiranno la causa (tecnici, magistrati, testi e controparti): l’educazione e l’affabilità dell’avvocato sono segni della sua sicurezza professionale.
- Sa mettere al primo posto il mio interesse e non la sua competitività: l’avvocato deve perseguire il bene del cliente, valutando pro e contro e informando il proprio assistito dei rischi e dei benefici di ogni azione.
- E’ chiaro: durante i colloqui, le trattative e lo svolgimento del procedimento, l’avvocato deve aggiornare il cliente sullo stato della pratica.
- Non si lascia coinvolgere personalmente dalla vicenda: la parte è sempre molto coinvolta quando si tratta dei propri interessi, soprattutto in materia di famiglia. E’ bene che l’avvocato lavori con lucidità e professionalità, non facendosi coinvolgere personalmente.
- E’ trasparente nella parcella: troppo spesso il conto presentato dall’avvocato alla conclusione della pratica ha riservato un’amara sorpresa. Un preventivo chiaro e un contratto da sottoscrivere a inizio mandato eviteranno spiacevoli incomprensioni.
Il cliente che vorrei…
- Sa raccontarmi i fatti con onestà: succede che di fronte ad argomenti molto personali, che creano sofferenza, il cliente ometta alcuni particolari, ritenuti, a torto, insignificanti. E’ bene che l’avvocato abbia un quadro completo, sarà suo compito epurare il racconto da quanto ritenuto non importante. Avendo una visione generale della vicenda sarà più facile per il professionista individuare i punti chiave per improntare una difesa o per stilare un accordo conveniente per il proprio cliente. Tutto quello che viene raccontato è soggetto a segreto professionale, da parte dell’avvocato e di tutti i collaboratori dello studio.
- Sa pormi le domande giuste: il rapporto avvocato-cliente deve essere limpido e onesto, così che ogni dubbio del cliente possa essere fugato dal professionista.
- Sa confrontare realisticamente le sue aspettative con le norme di diritto: spesso il cliente fa l’errore di pretendere l’impossibile, interpretando a suo modo il sistema giustizia. E’ bene che il cliente si fidi dei consigli e delle soluzioni del professionista, proposte per ottenere il miglior risultato possibile.
- Sa rispettare i ruoli e non abusa del mio tempo: deve rendersi conto di non essere l’unico cliente dello studio. Ogni aggiornamento e novità verranno tempestivamente comunicati, senza bisogno di continue telefonate ed email.
- Ha come scopo la salvaguardia del proprio interesse e non le proprie rivendicazioni: deve saper prendere in considerazione le eventuali proposte di conciliazione che gli vengono prospettate dall’avvocato, perché vincenti in termini di costi, tempo, risultati e stress.
- Non mi coinvolge nella propria vicenda, tenendo sempre distinto il profilo personale da quello lavorativo: confondere il piano professionale con quello personale non porta niente di utile al risultato della pratica, anzi, tante volte, compromette il rapporto tra i soggetti coinvolti.
- Sa valorizzare il mio lavoro.
Hai bisogno di un avvocato divorzista con sede a Verona?
Ecco cosa devi sapere:
Il divorzio può essere chiesto da entrambi i coniugi concordemente o da un solo coniuge in contrasto con l’altro (divorzio giudiziale). Oltre all’impossibilità di mantenere o ricostruire la comunione spirituale e materiale tra i coniugi, deve sussistere almeno uno dei presupposti tassativi previsti dalla Legge sul Divorzio (6 mesi o 1 anno).
In sede giudiziale, la domanda di divorzio deve essere proposta al Tribunale competente con l’assistenza di un avvocato. Se il divorzio è giudiziale (ossia in contenzioso), la domanda può essere proposta da un solo coniuge. Se entrambi i coniugi sono d’accordo, la domanda può essere congiunta.
La richiesta di divorzio può essere presentata quando sussiste uno dei casi previsti in via tassativa dalla Legge sul Divorzio e presuppone in ogni caso l’impossibilità di mantenere o ricostituire la comunione spirituale o materiale fra i coniugi.
Alla domanda di divorzio devono essere allegati:
- le dichiarazioni dei redditi dei coniugi relative agli ultimi 3 anni
- l’estratto per riassunto dell’atto di matrimonio
- il certificato di stato di famiglia e di residenza
- nel caso in cui il presupposto del divorzio sia la separazione, copia autentica del provvedimento conclusivo del procedimento di separazione (decreto di omologa o sentenza).
Fase presidenziale
Il presidente del Tribunale fissa con decreto la data dell’udienza di comparizione dei coniugi davanti a sé, la data entro la quale il ricorso e il decreto devono essere comunicati all’altro coniuge, e la data entro la quale l’eventuale memoria di costituzione e risposta dell’altro coniuge deve essere depositata in Tribunale. All’udienza di comparizione tenta di conciliare parti. Se la conciliazione non riesce designa il Giudice Istruttore e fissa la data della nuova udienza di fonte a quest’ultimo.
Può emettere ordinanza contenente provvedimenti provvisori e urgenti.
Fase di merito davanti al Giudice Istruttore
Il Giudice Istruttore dà eventualmente avvio a un’istruttoria per stabilire l’importo dell’assegno di mantenimento e il processo prosegue sulla falsariga di un processo civile ordinario.
Il giudizio si conclude con una sentenza impugnabile in appello.
Le condizioni di divorzio possono essere modificate o revocate.
Il presidente del Tribunale fissa con decreto la data dell’udienza di comparizione dei coniugi davanti al Tribunale in camera di consiglio.
Il Tribunale durante l’udienza di comparizione tenta di conciliare parti. Se la conciliazione non riesce, il Tribunale pronuncia la sentenza di divorzio in camera di consiglio.
Le condizioni di divorzio possono essere modificate o revocate.
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